Scrivevano così veloce che non si riusciva neppure a vederli, figurarsi a leggerli, leggeri com’erano. Pubblicavano sopra immagini sbiadite o nel bel mezzo del sorrisone superstar, proprio nel flashbak di qualche spot che irrorava le scartoffie . Si accontentavano delle briciole artistiche, vivacchiavano, campicchiavano nel nome di un’antica libertà perduta nel buio pesto di un contesto allineato, di un megatesto astutamente incatenato.
La ricordavano così bene però quella libertà! Quando il senso unico della domata spirale virtual-mentale era ancora un vortice lontano, quando potevi stampare su carta igienica e tappezzeria, quando riuscivi a sbeffeggiare il format formando plot non ancora pilotati dalla dittatura dell’A4, quando potevi addirittura permetterti il Comics per testi sinistri da inscatolare in pacchetti di fiammiferi da cucina, tanto per cominciare.
Ma era finita quell’era ariosa! Bruciata nel lampo di uno zolfanello paffutello che prende fuoco per scomparir nella notte nera.

Libello minimo elegantemente incastonato in un’originale scatola di fiammiferi da cucina che smaschera le ipocrisie dei buoni di tutti i tempi. Non disponibile
Cogli l’attimo, allora, si dicevano. Cogli l’attimo e stampalo lo stesso e incollalo e battilo a macchina con nuovi tam-tam e zig-zag, con diverse imbastiture sulla brochure di un pittore, con dis/Adattamenti su carta da matrimonio per una mistica microtiratura, una fugace spigolatura che resti effimera per natura.

Frammento di mircotiratura in 7 esemplari “I dis/Adattati” (macchina da scrivere su carta da matrimonio imbastita su retro di brochure di pittore)
Una nuova idea al giorno, allora e sempre si dicevano, e insistevano, e lottavano e resistevano sostenendo ancora una volta l’impossibile, quel mistico c’era una volta che era l’ossigeno, quella leggera poesia rubata, quella cara ballata liberata in carta riciclata che andava ogni giorno interpretata per essere stampata.
Una nuova idea al giorno basterebbe.
Commento di GenioChiara — 23 luglio 2015 @ 5:47 PM