Troglodita Tribe S.p.A.f. (Società per Azioni felici)

13 agosto 2018

GRAZIE AGLI IRRIVERENTI

Filed under: comunicare, Creatività, editoria creativa casalinga — Tag:, , — Fabio Santa Maria @ 4:02 PM

pipì.jpgGrazie agli irriverenti, grazie alle battute, grazie alle vignette.
Grazie alle caricature, grazie alle pagine, ai blog, ai profili di satira che spuntano un po’ ovunque spargendo parapiglia nelle certezze di chi odia.
Grazie a quest’orda di parole e pensieri vivacemente non allineati che ancora danno ossigeno nel bel mezzo della melma che sommerge.
Grazie a chi si espone, a chi ironizza, a chi soffia divertito sul castello traballante di questo cambiamento che non cambia niente, ma distrugge tutto desertificando le speranze.
Grazie, perché senza di voi, resterebbe solo l’odio e quel triste nichilismo di chi risponde odiando ancor di più.
Grazie, perché mostrate quanto è nuda la becera ignoranza di chi pensa solo al suo orticello, di chi sputa sulla storia, sulle lotte, sui diritti civili, sulla libera circolazione, sulle differenze.
Grazie, perché sottolineate tutti i giorni il misero pressapochismo di chi ha barattato cervello e cuore in cambio di promesse.
Grazie, perché ci dite tutti i giorni che il popolo non è massa-mediatica venduta un tot al chilo, ma anche cervelli in fuga dai meschini e villani dittatori che millantano.
Grazie, perché la vostra resistenza ci contagia l’esitenza.

17 settembre 2017

REGOLANDOTI SULLE REGOLE

DSC00830.JPGRegolandoti sulle regole rinunci all’energia raggiante e recalcitrante che regge quel rimasuglio rocambolesco del testo, quel sesto senso sensuale che ti connette telepatico serafico alle mirabili dimensioni dell’Altrove.

Regolandoti sulle regole, sull’algoritmo sintattico che sforna prodotti editorial-seriali, che illude e allude e ammicca a quel successo in eccesso da canna del cesso, perdi il potere possente delle tue parole, tradisci le trame occulte del tuo mirabile arzigogolio che frizza e freme ricamando a destra, a sinistra, avanti, indietro, sopra, sotto, obliquo, storto, ritorto e contorto nella magica spirale sproporzionata, sproloquiante ma spassosamente autentica da mordere come doblone d’oro, da lanciare nel fragoroso vento della letteratura come un fresbee colorato e contento che vola verso l’orizzonte infinito.

Perché regolandoti sulle regole perdi la partita di una letteratura futura, accetti il compromesso e trasformi l’oro in lavoro.

13 settembre 2017

CAMUFAGE è il ritorno all’errore di stampa, al refuso confuso, alla svista d’artista

DSC03212.JPGMentre le Tendenze Ultimomodello chiedono storie ben farcite con il ripieno gommoso che s’impegola tra le carie e i canini, CAMUFAGE entra in casa tua travestito da spot pubblicitario e ti urla, forsennatamente punk, di andare a capo con nuovi livelli di rappresentazione extrapoetica, paraletteraria, subeditoriale, antiartistica.

Nipotina dell’orizzonte orizzontale  No-copyright, figlia della mitica era hip-hop che lanciava i suoi coraggiosi sgherri a riempire con trentaseimilamilioni di colori e parole il grigiosporco urbano, sorella di certe dada-satire giocose, CAMUFAGE ha imparato a scrivere sul già scritto, ha colto la sublime arte di insinuarsi nell’architettura editoriale già edificata. CAMUFAGE  è libro sul libro. CAMUFAGE corregge, cancella, invade, inverte, strappa, manipola, sfrutta libri, riviste, flyer, depliant, poster, cartoline, cartamodelli, cartelloni, locandine, manuali illustrativi, vocabolari, enciclopedie, libri di testo, elenchi del telefono, opuscoli, fumetti…

DSC03213.JPGOvunque ci sia carta stampata CAMUFAGE  è pronto a spiccare il suo famelico arrembaggio mediatico. Pensavate che un libro o qualsiasi altro suo lontano parente potesse conservare a vita il suo testo, le sue immagini, il suo messaggio? Non facevate i conti con CAMUFAGE. CAMUFAGE è dentro di noi sin dall’inizio, sin da quando, piccole bestiole ancora non contaminate, ci esibivamo in magnifici pasticci che imbrattavano i libri sacri, quelli che dominavano dal punto più alto della libreria, quelli con la copertina a riquadri d’oro, quelli proibiti agli slanci creativi di un informale naturale non ancora informato.
CAMUFAGE rimette in pista quella salutare pulsione ad entrare in gioco anche senza permesso.

DSC01974.JPGCAMUFAGE si prende lo spazio, si mimetizza con la tecnica della creazione demenziale, con quella del ribaltamento strutturale, con quella della decapitazione spettacolare. CAMUFAGE, sbattuta fuori dalla porta, rientra dalla finestra.

Noiose e antiche banalità di base fondate su pallidi desideri affamati di fama crollano miseramente davanti alla destrezza palpitante e frizzante di CAMUFAGE. Scrittorici ultrastorici della setta CAMUFAGE sorridono fantascientifici ricordando l’antico concetto di scrittore che registrava all’Ufficio del Possesso le proprie sacre parole irripetibili. Frasi scolpite sulle tavolette d’argilla che si guardavano allo specchio pettinate e impomatate con quello scriverebbene rimato e ritmato dalle recensioni dei papisti dello spot.

DSC02845.JPGCAMUFAGE è scrittura caotica.
CAMUFAGE gioca sull’intuito e la miscelazione mistica di ingredienti che provengono da tutti i pianeti linguistici dei Sette Cieli.

Perchè pubblicare nuovi libri quando ci sono già quelli vecchi, pronti per essere riempiti di nuove parole, di diversi blocchi di testo letteralmente e
letterariamente senza fissa dimora?

Il testo è un frammento tratto da “CAMUFAGE (Iniezioni di parole nel caos mediatico)” Autoprodotto su cartamodelli da Troglodita Tribe
Le foto sono tratte dall’archivio di Eco Editoria Creativa di Troglodita Tribe

21 agosto 2017

LA LIBRAFFA

DSC01106.JPGLa libraffa è un animale particolarmente intelligente ed evoluto.
Il suo corpo è costituito da un unico lungo collo di sessantasette libri che le permette di elevare il punto di osservazione sino a raggiungere le più alte vette della conoscenza e della saggezza.
Esistono, oramai, pochissimi esemplari di questo straordinario animale che ama stazionare sotto gli alberi masticando cultura sotto le intemperie.
Le pagine che costituiscono la libraffa, con il passare del tempo, si sciolgono, si amalgamano abbandonando la loro forma primitiva in un lento lavorio gioiosamente vitale. Le parole della libraffa, dunque, brulicano in perenne fermento incontrandosi, abbracciandosi, mescolandosi in una trionfale anarchia letteraria.

Alcuni osservatori non riescono ad accettare un’idea così esagerata di libertà, di libertario librarsi libresco e, di conseguenza, urlano allo scandalo, allo spreco, al sacrilegio.
Ma la libraffa, che è fatta di libri, li guarda dall’alto dei suoi contenuti e, sorridendo sorniona, gioca con le sue forme sinuose, abbaglia con i suoi colori calienti.  E’ lei stessa un libro che pochi riescono a leggere, uno di quei preziosi libri animati provenienti dalla mitica e lontanissima età dell’oro letterario.

18 Maggio 2017

Sempre e solo libri usati

DSC04314Se davvero potessimo leggere solo i libri nuovi il panorama sarebbe estremamente limitato, senza contare che il ventaglio delle possibilità sarebbe tristemente circoscritto e governato dalle famose leggi di mercato che manovrano sapientemente i gusti e le scelte.

E poi, se ci fossero solo i libri nuovi, se un libro avesse la terrificante caratteristica di non poter essere prestato, perso, abbandonato, rivenduto a metà prezzo, regalato dopo un primo famelico passaggio, se, in altre parole, la tecnologia pesante arrivasse ad inventare un libro che può esser letto una volta sola, o da una sola persona (e in questo libro scriviamo di libri, non di e-book), ebbene, in questo caso, la lettura sarebbe direttamente proporzionale alla ricchezza di ogni individuo. E questa, probabilmente, sarebbe da annoverare tra le disgrazie più grandi di una civiltà.

Fortunatamente non è così.
Se dovessi ricostruire l’archivio di tutti i libri che ho letto lungo il corso della vita, i libri nuovi non supererebbero la metà, forse neppure un quarto del totale.
Ho trovato libri in ogni luogo compresi i cassonetti della carta da riciclo, le panchine dei giardinetti, le cabine telefoniche, le sale d’attesa delle stazioni, i cinema, i treni, i tram e gli autobus.
Ho gustato così il fascino di leggere, non tanto ciò che desideravo, ma il libro che trovavo, quello che mi veniva incontro al momento giusto.

anarchiciIl più difficile è stato certamente “Storia degli anarchici italiani (da Bakunin a Malatesta)” di Piercarlo Masini, era proprio in fondo a un cassonetto e per quanto mi sporgessi non riuscivo ad arrivarci.

Lo vedevo cadere nelle fauci del macero e mi piangeva il cuore. Sempre a finir male questi anarchici, mi dicevo.
Sporgendomi sempre più e anche con l’aiuto di accessori improvvisati, riuscii, dopo diversi tentativi ad afferrarlo. Un po’ sporco e con la copertina ripiegata sembrava reduce da moti rivoluzionari, ma era bello arzillo e leggibile.
I libri, insieme ai vestiti, sono tra gli oggetti riutilizzabili più buttati.
Chi si lamenta del costo eccessivo dei libri, forse non sa che questi sono i frutti dell’albero delle parole. Puoi pagare qualcuno affinché li raccolga al tuo posto, oppure puoi arrangiarti da solo.

 

Tratto “SEMPRE E SOLO LIBRI USATI” il nostro libello creativo autoprodotto, cucito, timbrato, decostruito e manufatto in trenta esemplari sul mondo del libro usato.
Per ulteriori info http://libricreativipertutti.altervista.org/sempre-e-solo-libri-usati/

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29 aprile 2017

Matte Micro-Tirature Manufatte a Macerata Racconta

DSC01053.JPGLe Marche ricominciano dai libri!!!
Venite a trovarci a Macerata Racconta!
Porteremo la nostra insolita interpretazione del concetto di editoria: i nostri strani elementi librari fatti con scarti cartacei, le nostre matte micro-tirature manufatte, le nostre Animal Plaquette, i nostri Cartoneros, i nostri libroidi mutanti, i nostri pop-opuscoli, i nostri libri da taschino… ci infiltreremo nello spazio ex-Upim di Macerata stendendo un carico di curiosa cultura a colori fatta di gioiose provocazioni rilegate a mano con tecniche casalinghe.

Sabato 6 maggio alle ore 11 porteremo anche la nostra Eco-Editoria bambina con un workshop per bimbi e bimbe. Manine svelte e colorate per imparare a comporre coloriti micro-libelli ribelli!

5-6-7 maggio Spazio ex-Upim Corso Matteotti Ingresso gratuito

INAUGURAZIONE con brindisi di apertura 5 maggio alle ore 16:30 

Orari di apertura

5 maggio 16:30 – 20:00
6 maggio 10:30 – 13:00 e 16:00 – 20:00
7 maggio 10:30 – 13:00 e 16:00 – 20:00

5 febbraio 2017

ALLEGRISSIMA TOTEMINA METROPOLITANA

Filed under: comunicare, Creatività — Tag:, , , , , , , , , , , — Fabio Santa Maria @ 8:59 PM

totemia.jpgLa totemina metropolitana s’era piazzata proprio all’incrocio tra due grosse arterie particolarmente trafficate, proprio in mezzo ad una circonvoluzione di circonvallazioni con contorno di complessi geroglifici di rotaie che complicavano la vita anche ai sistemi più avanzati di scambi automatizzati.

Mandava messaggi mirabolanti agli automobilisti incazzati trasmettendo strane ondate di letteratura tranviaria che dardeggiavano senza paura anche i più incalliti realisti incazzati strombazzanti e  perforanti i timpani del circostante inquinato e mefitico.

Si chiamava Salamanca Salti Sempreverdi ed era stata ingaggiata dall’alto dei Regni Immaginari, là dove il potere della parola scritta in libertà spodestava l’abulia contraffatta e strafatta del grigiore metropolitano e del noioso scriverebbene nostrano.

Il suo gioco era semplicissimo.
Doveva solo puntare gli occhioni giallo-fosforescenti contro un qualsiasi autista che correva al lavoro senza speranza di salvezza, e, subito dopo, questo veniva preso da piacevoli attacchi di fantasticaggini che gli piovevano a gocce sul parabrezza dell’automobile. All’inizio non se ne accorgeva neanche, assuefatto ad ogni ordine di stupore pubblicitario pensava trattarsi della solita pioggerellina caotica che s’infiltra nell’infosfera mediatica al solo scopo di fotterti e fonderti ai modelli imperanti e commercialmente corretti.

Il fortunato di turno, quindi, fra l’assonnato e l’annoiato, azionava il tergicristallo creando un amalgama indistinto di visioni multicolori in cui riconosceva i suoi stessi desideri proiettati voracemente alla velocità della luce. Si trattava proprio di un attimo, eppure la visione era perfetta, garantita in technicolor a trenta milioni di colori per ogni miliardesimo di millimetro quadrato. Ma quelle erano visioni autentiche, vere psichedelie con luccicanze da dimensioni ultragalattiche, fantasismi funanbolici che rasentavano il fanatismo fantastico , altro che  la solita minestra pubblicitaria che penetrava imperterrita come pulviscolo puzzolente su ogni punta di speranza, quella era roba farcita nel per-sempre di un adesso straordinario che si poteva godere alla grande anche su un mezzo ordinario urbano.

A quel punto, pure il più stressato dei seriosi in carriera, pure la più rassegnata al grigiore contraffatto di fatti fetenti che fallivano feroci, non poteva fare a meno di riconoscere che una manciatina di autentico splendore libertario gli stava piovendo  fresca fresca dal cielo. Non poteva fare a meno, quindi, di parcheggiare l’automobile e attaccarsi al primo tram che sopraggiungeva sferragliante e simpatico.  Non poteva fare a meno, a quel punto, di seguire un caotico circuito di coincidenze demenzialmente corrette, di idee devianti dal comune senso della percezione regolare e irregimentata, di visioni in mondovisione interconnesse all’antenna cosmica di un milione di altri mondi in piazza. Tutto l’insieme, che sfolgorava repentino ad ogni fermata, permetteva di assaporare una città completamente diversa.

Molti di questi personaggi, che toccati dall’allegrissima totemina metropolitana divenivano un po’ tocchi da splendidi e vivaci punti di vista, allora, si mettevano a scrivere abbandonando le loro parole sul tram in modo che chiunque potesse coglierle come fiori temerari che spaccavano l’asfalto sorridenti.

Salamanca Salti Sempreverdi si divertiva un sacco. Si godeva lo spettacolo post-spot-tacolare spaparanzata nel suo pop hip-hop di colori sprayati e di parole sputate a colori. Con il suo turbante piumato pareva una reginetta settebellezze uscita dall’oasi di un deserto caldo e catarifrangente di miraggi mirabolanti e meravigliosamente sinceri. E quel gioco, poi, la faceva sentire bene. Cambiare il distinto destino di omaccioni incravattati e di donne infelicemente compunte che correvano ogni giorno più spente, farlo con la semplice proiezione dei loro stessi desideri, era come lanciare torte in faccia ai pasticceri, meglio di così!

E poi il circuito tranviario si riempiva di nuovi visionari, di originali sognatrici, di colorati tipacci che infarcivano il circostante di cataclismi cantati come cartoline illustrate nel magma postale. E tutto grazie a quella metamorfosi che si andava metafisicamente e psicogeograficamente diffondendo e fondendo nel paesaggio urbano.

Nuove letterature letteralmente e letterariamente lente levitavano come torte farcite di orizzonti infiniti, decrescevano bislacche come idee contorte ma felicemente attuabili nell’attualità urbana.

E il bello era che nessuno pretendeva di diventare famoso con tutta quella magnificenza abbondante di parole libere e selvagge che surfavano l’onda anomala tranviaria. Quella letteratura era di tutti e di tutte. Viaggiava e vagava generosa e abbondante alla facciaccia lessa e babbiona di una crisi che crepitava rincretinendo ogni speranza di condivisione, ogni idea di mutuo appoggio, ogni sintomo di complicità in direzione delle nuove felicità orizzontali.

Diventare famosi era un vecchio concetto arenato nel nulla. E proprio quel nulla prendeva le forme più libere e belle di tutti i tempi

24 dicembre 2016

DistrAzioni

graffiti-53320_960_720.jpgDa sempre distratto sono attratto dalle divagazioni letterarie, azioni parolibere divergenti dal composto senso unico imposto dall’attenzione. Quel pullulare risoluto, irrisolto e petulate che ti butta fuori, che perdi il filo, che guardi in aria fischiettando, fingendo nonchalance, perdendo il treno che arriva in ritardo. La distrAzione letteral-lessicale, è un laterale improvviso deragliamento non disastroso, un incidente dolce che incide profondamente sulla tua attenzione, una sorta di seduzione che ti svia dalla retta via.

Scrittore distratto: persona incapace di trattenere accuratamente, sequenzialmente, ordinatamente nelle maglie dell’intreccio tutti gli eventi che crea, che concorrono a creare quell’armonia d’insieme denominata narrazione. Il susseguirsi delle parole, nelle opere di uno scrittore distratto, non risultano composte e ordinate secondo lo schema necessario al senso del testo; spesse volte infatti, la scrittrice distratta, si lascia andare nell’attraente scia musicale che queste parole, tutte le parole,  offrono scontrandosi ed incontrandosi nell’incanto della creazione. Le parole che incartano il senso, in altre parole, distraggono la scrittrice distratta formando romanzi caotici, racconti che rimbalzano, si alzano e volano via.

Lo scrittore distratto, in sostanza, si lascia scrivere seguendo una deriva artistica e poetica che non è poesia, che non è neppure grafomania, che non è certamente ricerca dell’assoluto letterario, perché la scrittura distratta della scrittrice distratta non è un genere letterario. E’, invece, improvvisazione sulla quale lo scrittore normodotato non si può improvvisare. Ogni tentativo di imitazione è destinato a fallire, sarebbe come simulare errori di distrazione, si perderebbe la magia della coincidenza, l’occhiolino del doppio senso, la farcitura automatica dell’onomatopeica. L’astrofisica multidimensionale delle distrAzioni vive di errori autentici che respirano resistenti e insistenti, che s’insinuano nel corpo del testo depistando verso le infinite soluzioni immaginarie.

Lo scrittore distratto è anche e ovviamente una lettrice distratta. Distratta dal tornado delle parole, sedotto dalle loro mille lusinghe si allunga comodamente perdendo la strada del senso. Ed è così che si raggiunge l’estasi della lettura, la lettura per la lettura, quell’artificio focoso di suoni che cullano nel nulla creatore. Il significato è una cantilena annebbiata che siamo costretti a seguire, una sorta di disturbo dissonante, un sottofondo scontroso che ci riporta in superficie, che ci costringe a restare sulla terra. E’ difficile, forse impossibile, leggere i significanti abbandonando del tutto i significati, difficile trovare il doppio senso senza il senso, impossibile godere della metafisica onomatopeica, allettante da quanto e assonante e alliterante, senza confrontarsi con un minimo riferimento ad un costrutto razionale, ad un permesso di condurre la lettura lungo le righe che si sfaldano in miliardi di lucine colorate alla volta dell’orizzonte infinito.

6 dicembre 2016

CONOSCI QUESTA LINGUA?

Filed under: comunicare, Creatività — Tag:, , , , , , , — Fabio Santa Maria @ 1:31 PM

charlot

La comunicazione fa passi da gigante.
Come una scienza sciolta nel magma tecno-mediatico, come uno  scioglilingua da recitare a mò di mantra  modaiolo, la comunicazione s’impone sin dai primi passi scolastici. Alzi la mano chi non parlicchia l’inglese, chi non s’arrabatta con almeno due o tre lingue diverse dalla madre. Tante figlie e figliastre indispensabili da portarsi sulle spalle per respirare, per sapere, per farsi sentire con quel flebile afflato infervorato e laureato con cui partecipiamo al mondo, con cui recitiamo la parte assegnata.

Bello, certo!
Ma pare che nel frattempo, proporzionalmente e inesorabilmente, un’altra lingua tenda a scomparire lasciando un vuoto di glaciale e impeccabile superficialità nella comunicazione sempre più veloce dei nostri giorni. E’ la lingua della solidarietà. Un modo di parlare e di percepire che davamo per scontato. Una grammatica con poche semplici regole che consentivano di esprimere concetti comuni, prassi elementari, riferimenti scontati a cui ci appoggiavamo senza paura per disegnare il paesaggio della nostra esistenza.

Mutuo aiuto, condivisione, opposizione ad ogni forma di ingiustizia anche quando non ci riguarda direttamente. Quel senso di esser parte di un popolo, di un pianeta, quel senso di fastidio e di oppressione situato proprio in mezzo al petto di fronte alle prepotenze, alle sopraffazioni, alle ricchezze sproporzionate e platealmente stonate. Una lingua, questa, parlata sempre meno, con un vigore che va scemando passo dopo passo, che si sussurra ormai sull’orlo dell’eccezione, o giusto con la tipica accezione religiosa, caritatevole, buonista, eroica. Sempre più lontana, quindi, da quel sentire comune che diviene il passo con cui camminiamo nel mondo, con cui costruiamo nuovi mondi.

Una lingua, questa, che appare sempre meno umana, sempre meno al passo con i tempi, sempre più distanziata dalle nuove esigenze di sicurezza, ricchezza, lavoro che chiedono, al contrario, di respingere, di costruire muri, di distinguere.
Una lingua, la cui assenza, porta al disfacimento collettivo e ad una povertà interiore senza precedenti. Ci porta un mondo ricco che ha bisogno di leggi contro lo spreco alimentare, che muore di benessere e spazzatura, ma che è terrorizzato dal mondo povero che chiede quella solidarietà e quella condivisione che, da sempre, sono l’indispensabile preludio alla ricchezza collettiva.

Una lingua, quella della solidarietà, che, sotto sotto, conosciamo tutti. Che non si studia con il vocabolario, ma che potrebbe essere eletta a lingua universale, un nuovo spazioso esperanto che sa di speranza. Una lingua che potremmo recuperare in modo inedito e sorprendente partendo dal principio di tutte le ingiustizie, partendo dal basso, ma da così in basso da risultare spiazzante anche da tutte le altre lingue con tutti i loro significati allineati.
Dagli animali ovviamente.
Da una solidarietà così potente, l’unica realistica, da abbattere ogni muro, anche quello di specie.
Una lingua, in principio umana, che si affaccia da una strana finestra, che prova a perdersi e a perdere quelle sue gelide sembianze onnipotenti da comunicazione di servizio.

21 ottobre 2016

Seconda Animal Plaquette

“Se di amici ne hai tanti vivi giorni emozionanti,

ma se a volte se ne vanno e non tornan per un anno,

lascia il posto a quei pochini, che sian bimbi od uccellini,

che sia cani oppur pulcini, non importa che colore,

razza, specie od opinione, basta solo un po’ d’amore

da mostrare come un fiore e un gran sole scalda il cuore”

Una del terzetto di filastrocche che trovate in questa Animal Plaquette
Chi la vuole prenotare può scriverci su troglotribe@libero.it

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