Troglodita Tribe S.p.A.f. (Società per Azioni felici)

5 Maggio 2023

È tempo di mordere

È tempo di mordere (Storie minime di cinofilia nera) è un libro decisamente schierato dalla parte dei cani ma, già dal titolo, non promette nulla di buono per la vecchia retorica del miglior amico dell’uomo, quella che lo vede sempre rassegnato a obbedire, a sacrificarsi, a servire e a subire.

Se poi passiamo al sottotitolo: Storie minime di cinofilia nera, entriamo facilmente nel vivo di una vera e propria ribellione con tanto di morsi fatali e atroci disgrazie che colpiscono senza pietà gli umani che maltrattano, trascurano, incatenano, picchiano, abbandonano e sfruttano i cani per i loro interessi. Ma non solo, perché a fare una brutta fine ci sono anche quelli che li trattano da peluche viventi, da figlioletti stupidi che non possono sporcarsi, annusare, uscire, correre.

A qualcuno potrebbe sembrare un’esagerazione, ma è stato più forte di noi, a un certo punto abbiamo dovuto sguinzagliare la cinofilia nera, è stato necessario.

Il fatto è che dopo anni di convivenza con i cani nelle situazioni più disparate, dopo anni di attivismo, di volontariato nei canili, dopo aver scritto alcuni libri su di loro, abbiamo capito che ce n’era un gran bisogno.

Vedevamo cani trainati al guinzaglio come sacchi di patate, cani abbandonati in strada, ma anche in giardino o in salotto per intere giornate, cani che non potevano neppure avvicinarsi alle meravigliose e olezzanti piste da annusare, cani-robot talmente condizionati da inseguire e riportare sempre la stesa pallina, per tutta la vita, cani ridotti in catene con la sola colpa di aver scavato qualche buca in giardino.

Non ne potevamo più e allora abbiamo cominciato a immaginare e a gustare istanti di sublime rivolta. Vedevamo quei cani girarsi improvvisamente e staccare a morsi quella maledetta mano che li teneva sempre legati a un guinzaglio ormai diventato un cappio, vedevamo i canini scintillare in una notte di luna piena, vedevamo morsi carpiati, tendini strappati, ossa tranciate. Erano visioni emozionanti e surreali che ci caricavano, che ci permettevano di buttare alla malora l’odioso ruolo di padrone perché, finalmente, quegli stessi cani erano liberi di annusare, di incontrarsi, di abbaiare, di essere veramente cani e correre all’assalto della città.

Le storie minime di cinofilia nera che rendono gustoso questo libro, sono quindi brevi, lapidarie, feroci e al limite della scorrettezza, ma anche ironiche nella loro sanguinaria esagerazione. Sono tutte dedicate a chi sceglie di stare fino in fondo dalla parte dei cani, a chi vuole respirare di sollievo nel gustarsi gli stuzzicanti assalti mortali dei pelosi più belli del mondo.

Ogni storia mette in luce una diversa forma di maltrattamento e di ingiustizia perpetrata ai danni di un cane, a volte è plateale, ma ci sono anche quelle più sottili, più veniali, quelle meno considerate, anche quelle che in molti giurano di praticare per il loro bene. Ma c’è un particolare: vengono tutte smascherate inesorabilmente e punite in modo sanguinoso affinché risaltino in tutto il dolore che, nella realtà dei fatti, stanno provocando. Perché questo è un libro in cui i cani di tutto il mondo, finalmente uniti, ringhiano, mordono affondando i denti e scuotendo il muso, senza pietà. E la Cinofilia Nera è quindi un nuovo modo di intendere l’amore per i cani, un amore più selvatico e sincero, un amore tra il noir e il rosso sangue. Un amore che racconta la loro riscossa, che ulula abbaia e ringhia.

All’inizio di “È tempo di mordere” trovate anche un’interessante nota di approfondimento scritta da Roberto Marchesini, il noto etologo, filosofo e zooantropologo antispecista che, dopo aver letto il libro, si è subito schierato con passione dalla parte della cinofilia nera.

per maggiori informazioni
https://popedizioni.it/prodotto/e-tempo-di-mordere-storie-minime-di-cinofilia-nera/

12 ottobre 2022

RICORDI D’AMORE FANTASCIENZA CANI E ANTISPECISMO

Filed under: Antispecismo, cani, liberazione, libri — Tag:, , — Fabio Santa Maria @ 2:15 PM

Uno dei più intriganti ragionamenti proto antispecisti che abbia mai sentito me lo espose, mentre camminavamo lungo una strada trafficata, la donna di cui mi ero appena innamorato.
A quei tempi, sarà stato il 1996 o ’97, abitavamo entrambi a Milano e, quando ci incontravamo dopo il lavoro, avevamo preso l’abitudine di camminare senza meta per delle ore percorrendo, ogni giorno, diversi itinerari, perdendoci per le vie della città, fermandoci nei parchi, nelle librerie, più raramente nei cinema e nelle birrerie. Sono passati più di venticinque anni, allora neppure sapevo che esistesse la parola antispecismo e, come ho scoperto nel corso di una vita insieme, di tanti chilometri e battaglie vissute insieme, non la conosceva neanche lei.

Quel giorno, comunque, stavamo parlando di cani, di quanto ci piacessero i cani sin da quando eravamo bambini, di cosa significasse, per noi, vivere con un cane. Amavamo entrambi le digressioni e fioccavano anche, velocissime, parole tipo anarchia, cyberpunk, femminismo, letteratura, autosufficienza, famiglie allargate, lesbismo, amore e libertà. Poi lei si fermò improvvisamente e mi confidò il suo ragionamento antispecista. Aveva già vissuto con diversi cani e mi poteva assicurare che, in tutta onestà, in quanto ad affetto, non vedeva particolari differenze con i suoi figli, provava lo stesso trasporto, lo stesso rispetto, lo stesso amore. Trattava i figli da umani e i cani da cani, avevano diverse necessità, diverse età, diversi approcci. Gli uni erano nati da lei, gli altri no, ma che importava, erano comunque i membri della sua famiglia allargata (oggi si potrebbe chiamare famiglia multispecie), del suo gruppo di affinità, del suo branco e, proprio per questo, avevano la stessa priorità, la stessa importanza.

Ricordo che rimasi senza parole. Era un ragionamento che non avevo mai sentito, immaginato, ipotizzato. Lo sentivo farsi strada nella mia mente e nel mio cuore ad una velocità impressionante. Lo soppesavo in tutta la sua schiettezza e in tutte le sue affascinanti sfumature libertarie che mi permettevano di andare oltre gli immaginari in cui ero cresciuto, oltre le teorie e i libri che avevo letto.
Poco dopo ci ritrovammo nella zona di piazza Duomo ed entrammo alla Libreria delle Donne che allora era in Via Dogana e, ben conoscendo la mia passione per la fantascienza, mi regalò un libro di Ursula Le Guin dal titolo “Aliene, Amazzoni, Astonavi”.

11 agosto 2022

LOLA E LILLY: STORIE DI OCHE

Filed under: animali liberi, Antispecismo, liberazione — Tag:, , — Fabio Santa Maria @ 7:01 am

A Donnalucata, una piccola frazione marinara in provincia di Ragusa, nel mese di luglio un’oca si è installata sulla spiaggia, proprio nei pressi di Lido Palo Rosso, già frequentato dai bagnanti. In un primo momento viene notata solamente nelle ore serali, mentre il resto del giorno lo trascorre nascosta tra gli scogli. L’avvistamento, però, viene segnalato sui social, desta curiosità e attenzione, soprattutto sui gruppi della zona dove vengono postate foto dell’oca che passeggia sulla spiaggia, che nuota nel mare, che becchetta le alghe. C’è chi teme non possa sopravvivere in quelle condizioni, chi propone di segnalarla alle autorità, chi racconta di averle portato pane e acqua dolce, ma anche chi si arrabbia sottolineando che le oche non mangiano il pane e che bisogna solo lasciarla in pace.

Nel frattempo l’oca prende confidenza con l’ambiente e comincia a farsi vedere anche di giorno, esce proprio sulla battigia tra i bagnanti. In breve diventa la mascotte della zona e viene chiamata Lola. La notizia è riportata anche sui giornali locali e Lola diventa un argomento caldo che divide. Bisogna “salvarla” o lasciarle vivere in pace la sua libertà?

L’aspetto interessante di questa situazione è che una netta maggioranza si schiera in favore della libertà. Alcuni, addirittura, invitano a smettere di fotografarla, a smettere di attirare l’attenzione su di lei, perché è un fatto che potrebbe disturbarla. E non si tratta certamente di attivisti o gruppi animalisti. Sono, più semplicemente, le persone del posto, i turisti che frequentano la spiaggia, o anche chi, casualmente, viene a conoscenza della storia e cerca di dare informazioni, di esprimere la sua opinione.
Dopo più di un mese, però, Lola scompare e il caso monta ancora di più.
C’è chi dice sia stata sequestrata dalle autorità, chi sostiene che siano intervenute le associazioni, chi teme il gesto di qualche teppista o che qualcuno l’abbia fatta arrosto.
Passano giorni di deprimente sconforto e anche di rabbia, quando finalmente compare un video anonimo in cui l’oca Lola viene ripresa insieme ad altre oche in un giardino con tanta acqua a disposizione. Zampetta, si tuffa, nuota, sta bene! Il video è anonimo, ma tranquillizza l’opinione pubblica sulla buona salute e sulla felicità di Lola.

La storia ricorda un’altra oca famosa: Lilly, a cui venne dedicato un vero e proprio monumento. Siamo nel 1970 a Sievering, un sobborgo di Vienna e, proprio sulle rotaie del tram 39, l’oca Lilly ama sostare senza curarsi dei pericoli, senza calcolare che il tram, in ogni caso, ha sempre la precedenza. Per poter proseguire il percorso, i conducenti, ogni volta, devono scendere, prendere in braccio e spostare gentilmente Lilly che, subito dopo, torna al suo posto. Questa simpatica scena deve essersi ripetuta centinaia e centinaia di volte, fino al punto di caratterizzare fortemente l’immaginario della gente del posto. Fino al punto di correggere la normale assurdità che pretendeva e pretende di schiacciare qualunque ostacolo che si frapponga alle necessità e ai bisogni umani.
L’oca Lilly, in un certo senso, diventa una cittadina di Seviering e, fino all’agosto del 1970, si è sempre presentata sui “suoi” binari per lasciarsi spostare solo quando ce n’era davvero bisogno, quasi a voler testimoniare che una convivenza umano-animale è pur sempre attuabile, anche in condizioni apparentemente impossibili.
La gente del posto ha voluto ricordare l’oca Lilly con un vero e proprio monumento che la raffigura su un grosso binario e segna in modo poetico la concreta possibilità di pacifica convivenza e di rispetto della libertà animale. Il monumento, voluto dalla popolazione, riporta anche una targa in cui si narra la storia dell’oca Lilly.

Ciò che colpisce maggiormente di queste due storie di oche è proprio la questione della convivenza, di come la possibilità di vivere con gli animali liberi sia ancora sentita da molti umani, anche nelle situazioni più improbabili, anche su una spiaggia affollata di turisti o, addirittura, sui binari del tram. Una convivenza che dovrebbe giocarsi soprattutto sulla nostra capacità di adattarci alla loro presenza, di rispettarli nella loro differenza, a volte anche remando contro le nostre paure, contro il cosiddetto “buon senso” che li vuole al sicuro e protetti da ogni pericolo. Lola, proprio per queste ragioni, è stata spostata dalla spiaggia di Donnalucata, alla fine qualcuno è intervenuto nella convinzione di riservarle un destino migliore. Mentre Lilly ha potuto vivere tutti i suoi anni nel posto che aveva scelto.

In entrambi i casi, però, una buona fetta di umani si è schierata dalla parte della libertà, del rispetto e della pacifica convivenza tra diverse specie, ma è sempre più evidente che dobbiamo affinare la nostra capacità di adattarci alla loro presenza e di accettare totalmente la loro autonomia e la loro capacità di scegliere il luogo dove sostare, muoversi, e vivere.

7 giugno 2018

Manifesto d’amore e d’anarchia

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Che c’azzecca l’amore con l’anarchia, l’arte con gli astronauti autonomi, la patafisica con i raduni arcobaleno dei vecchi hippy, la meditazione della risata con il movimento degli uomini casalinghi?
Uno scrittore disoccupato milanese con sfratto in corso cerca la visione per uscire dalla realtà ordinaria e scrivere una storia che rotoli radiosa e vivace tra espolsivi spunti di spiritualità spiritose. E’ stato misteriosamente contattato da una strega dei boschi, un’incantevole vera strega che gli chiede questa fantasmagoria letteraria: delle pagine che abbiano il potere di fermare l’incedere dei suoi anni. Solo così, infatti, riuscirà ad evitare di perdere i poteri, solo così la dimensione degli esseri spiritual spiritosi potrà unirsi a quella più ordinaria dello scrittore. E allora scoppierà la rivoluzione, l’unione di due universi, la svolta telepatica simpatica, l’utopia che balla senza tempo in attesa della liberazione.
Riuscirà la letteratura a sconvolgere l’ordinaria realtà che ci lega alla materia? Riuscirà l’amore ad incontrare l’anarchia?

Per saperlo non vi resta che richiederci il libro “MANIFESTO D’AMORE E D’ANARCHIA” 100 pagine in carta riciclata autoprodotto da Troglodita Tribe ai tempi della prima casa troglodita a 5 euro più 1,46 di spese postali.troglotribe@libero.it

22 Maggio 2018

UN PEZZO DI PANE

cane musoEra un bel pezzo di pane neanche tanto sporco. Probabile che qualcuno lo avesse comprato per farci un panino o per mangiarlo al volo seduto sulla panchina insieme a un etto di qualcosa. Magari un turista oppure un impiegato attratto dalla giornata soleggiata che era un peccato rinchiudersi nel solito baretto che serviva piatti caldi. Ma si sa, il pane è sempre troppo, il pane morso, poi, come fai a conservarlo? Ne aveva consumato neanche la metà e il resto l’aveva lasciato sulla panchina perché non gli andava di buttarlo nel cestino ricolmo d’immondizia. Poi magari era caduto a terra spinto da qualcuno che voleva sedersi, poi qualcun altro, magari senza volerlo, gli aveva dato un calcio e così il pane si era allontanato dalla panchina, era finito in mezzo al marciapiede. Ma non era lì da giorni e l’uomo e il cane lo avevano subito notato.

Quando sei sulla strada certe cose ti attirano come calamite. Tu non lo dai a vedere, fingi noncuranza, ma ti ci avvicini irresistibilmente. Lo sai che devi andarci piano, che sulla strada è importante passare inosservati, prendere rapidamente senza farsi notare. Sulla strada non puoi muoverti spontaneamente, tranquillamente. Sulla strada c’è sempre qualcuno che ti guarda. La strada è libertà, ma quando ci vivi a lungo scopri che è piena di trappole.

L’uomo aveva calcolato di camminare tranquillamente fino al pane per poi chinarsi e infilarselo nel tascone dell’impermeabile con un gesto semplice e veloce, ma poi aveva visto il cane, aveva capito che il cane poteva essere un problema.

Il cane si era fermato. In realtà aveva visto il pane prima dell’uomo, ne aveva percepito l’odore decine di metri prima, se n’era inebriato e già se lo sentiva in bocca, ma si era fermato. Era sulla strada da alcuni anni e conosceva bene la regola numero uno, era per quello che era sempre riuscito a cavarsela, a sopravvivere. L’umano aveva sempre ragione: se lo infastidivi, se gli ringhiavi ti avrebbero preso e rinchiuso per sempre.
Aveva visto l’uomo che puntava il pane e si era fermato. Se avesse voluto ci sarebbe arrivato in quattro salti, ma c’era quell’uomo, c’era la regola numero uno.
L’uomo stava pensando di lasciar perdere. Si vedeva bene che il cane era affamato e che avrebbe potuto morderlo. Un morso sarebbe stato un vero disastro perché sulla strada anche una piccola influenza è un lusso che non puoi permetterti, figurarsi un braccio o una gamba inutilizzabili per giorni. Eppure continuava a guardare il cane, non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, sentiva una strana e amichevole confidenza che lo rilassava, che mitigava la paura, che allontanava il senso di pericolo.

Quasi senza accorgersene, senza calcoli, l’uomo e il cane si avvicinavano al pane, ma lo facevano molto lentamente, passo dopo passo, zampa dopo zampa. Pareva che tutto il resto del mondo, tutte le automobili, tutti i passanti che camminavano veloci, tutti i turisti e tutti gli impiegati, tutto il frastuono del mondo che produce, che consuma, che vende e che compra fossero scomparsi. Pareva che ci fossero solo un uomo e un cane che si avvicinavano lentamente ad un pezzo di pane sul marciapiede.
Fu l’uomo a chinarsi e a raccoglierlo. Il cane non lo avrebbe mai fatto per via della regola numero uno. Fu l’uomo a spezzarlo in due e a porger la sua parte al cane.

 tratto da “BESTIE FUORI POSTO” libello autoprodotto di Troglodita Tribe

BESTIE FUORI POSTO rientra in un progetto più ampio: una serie di pubblicazioni autoprodotte che cercano di scardinare l’immaginario specista. Per il momento, oltre a questo, abbiamo realizzato
MUSI DI PIETRA (il posto degli animali nei monumenti)
GRAFFI(TI) CREATIVI (gli animali e la street art)
CARI CANI DI SICILIA (la nostra esperienza diretta con cani liberi in Sicilia).


PER RICHIESTE POTETE CONTATTARCI SU TROGLOTRIBE@LIBERO.IT

 

23 ottobre 2016

Terza Animal Plaquette

Filed under: editoria creativa casalinga, liberazione, libri d'artista, Microeditoria — Tag:, , , — Fabio Santa Maria @ 2:04 PM

Nel paese del contrario fiori e frutti son per tutti

cane bimba o cavallino puoi giocare a nascondino

dai saltiamo all’incontrario per un mondo egualitario

tutte all’aria le ingiustizie sempre belle le notizie

puoi sporcarti, rotolarti ed infine liberarti

perché insieme ci riusciamo basta stringerci la mano

basta stringerci la zampa e l’amore già divampa

Ecco la terza Animal Plaquette! Un  elemento librario  bambinesco e rocambolesco fatto di carta e di scarti, fatto a  mano e fatto felice con tre filastrocche ilari e animali, con tre collage, con tre idee, con mille fiori nei loro cannoni.
Prenotatela e sarà vostra! troglotribe@llbero.it

15 febbraio 2016

SCRIVERE PER SCRIVERE PER SCRIVERE

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Ma un romanzo, se non è un pasticcio inestricabile, un labirinto caotico di visioni che ti illuminano lampeggianti, che romanzo è? Se mentre scrivi un romanzo tutto procede regolare e ordinato, se i fatti si affastellano fanfaroneggiando capitoli lucidi da camminarci con le pattine, se non incontri neppure una pozzangherina fangosa di sensuale nonosense da districare nel dedalo terremmotato di una trama da tramontana, che romanzo è?

Quando leggo i consigli sul come scrivere un romanzo, sul come caratterizzare un personaggio, sul come interessare ciurme di lettori tutti in fila per tre, mi piglia lo scompiglio dello scrittore, lo scatto ribelle mi ribolle in mille bolle d’un blu opalescente. E allora devo scrivere un bip-up-alula intermettente da improvvisare impervesando disarmonie galattiche. Così, giusto per disintossicarmi, per lavarmi via di dosso quel sapore rimasticato da allineamento alienato. Che poi alla fine tiro un sonoro sospiro di sollievo assordante, mi sento lievemente e finalmente sollevato da terra. Che poi alla fine rieccolo quello scrivere per scrivere, quel comporre romanzi impazziti, imbizzarriti, sinceri esperimenti spiritual-spiritosi per riprendersi la letteratura.

 

8 febbraio 2016

disDADAttato letterario

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Sono un disDADAttato letterario. Mastico pagine troppo in frettta saltellando senza meta in un’improvvisazione che spesso s’impantana. Ma è quello che voglio perché il pantano letterario ti sommerge nell’affabulazione e dimentichi anche quello straccio di trama in trepidante attesa di un finale. Che se li tengano i finali e i finalisti e le finali disputate a colpi di mannaie madornalmente noiose.

Sono transgenerer. Bivacco nella poesia ma son troppo impaziente per i versi veri, meglio il demente che urla in mezzo alla strada. Molto più pop, molto più post-qualcosa-qualsiasi-cosa.

Non so cantare ma so urlare. E allora cerco il romanzo filante e fluente come fiumana parolibera da mixare di notte con le note stonate di storie che sembrano vere, possibilimente noir. Ma non son nato caratterista. Scrivo senza descrivere. Rido senza motivo, non seguo il motivo che si ripete assecondando la cantilena memorizzabile. Ho la voce impostata dell’apostata, ma non pago il bollo. Fossi matto!!!

Sono un disDADAttato letterarizzato, letteralmente illetterato, alcolizzato di parole frizzanti zigzaganti. Sono ossesionato dalle associazioni, dalle osservazioni, dalle asserzioni, dalle diserzioni sconnesse, dalle scommesse di altre dimensioni. Vedo vibrare la musicalità del testo, la fulmininate illuminazione del tasto fuori contesto. Batto le dita sulla tastiera, testo i miei mondi e scappo scattante, scampo dal cappio di chi vuole capire.

Sono un disDADAttato scappato dalla scuole di scrittura. Scrivo manifesti a mano manovrando sottobanco, scassinando il senso compiuto del compito in classe, copiando gli accoppiamenti sensuali del mistico calar della sera. Scrivo a orecchio, così come viene, venendo al momento giusto, tornando quando mi pare.

 

 

 

 

21 settembre 2015

LIBERSALONE MILANO 17-18 OTTOBRE 2015 A MACAO

liber2Non crediamo più in un solo libro, unigenito figlio dell’Editore, nato in tipografia e distribuito in libreria. Non crediamo più in un solo libro, padre onnipotente ed eterno dispensatore di fama, oggetto di culto seriale da moltiplicare papale papale.

Crediamo in un libro pagano, libello ribelle che ribolle nelle sue infinite, fantasmagoriche e pirotecniche varianti creative, crediamo nell’anarchia di forbici, timbri, strappi e collage, crediamo negli schizzi di parole ululanti su pagine sempre diverse, crediamo nella rivolta del libro cucito a mano che ruba briciole pubblicitarie nel pulviscolo di microtirature post-pop-spettacolari.

Noi ci crediamo nella libertà dei libri. E ce la prendiamo! Cascasse il mondo la porteremo a Liber il primo Salone dei libri liberi senza prodotti animali (finalmente…era ora!).

Troglodita Tribe

Non siamo in libreria, ma siamo per la Liberazione Animale
Facciamo libri, ma solo con scarti cartacei.
Scriviamo testi, ma solo fuori di testa.

Sito ufficiale di LiberSalone con tutte le info e il programma http://www.libersalone.altervista.org/index.html

14 agosto 2015

STRANe Idee PER la TESTa

patente artista

La patente d’artista è un potenziale e satirico gesto antiartistico che qualifica irrimediabilmente chi la possiede come un artista patentat*. L’artista patentat*, proprio perchè artista, nel compilarla (foto artistizzata, frammento di opera d’arrte, elaborazione artistica dell’impronta del pollice…), rende la sua patente un’opera d’arte antiartistica. Artista e patente sono complementari e, proprio per questo, di poli opposti. Arte e antiarte si coniugano in un giocoso cocktail esplosivo nel tentativo di salvare ciò che resta dell’arte.

Avere almeno un’idea al giorno è il mantra lampeggiante e psichedelico che abbiamo ereditato da vecchi guru trogloditi ancora persi nell’incantevole bosco incantato… Vecchie visioni extrasintattiche e paraletterarie consegnate al portalettere senza un briciolo di affrancatura.

Un’idea al giorno per sopravvivere sbancando il lunario immaginario di una diversa astronomia fantastica, di un’atomica autonomia automatica dei sensi insensati d’incenso… Così, giusto per non cedere la luna e scrivere fino alla una. Finché la gRANDE dEA non ci separi, finché i potenti spari delle parole ancora ci proteggono.

STARTUP
Nella new economy: azienda, di solito di piccole dimensioni, che si lancia sul mercato sull’onda di un’idea innovativa, specialmente nel campo delle nuove tecnologie.

WRITEDOWN

Nella Narrativa paroliberistica prosssima ventura, quella del futuro futuribile fruttato fluorescente, quella della fine del postromanzo, quella dell’inizio dello PSEUDOromanzo,quella del ritorno al pataromanzo (ci risentiremo sul pataromanzo, ovvero il romanzo patafisico!!!): buttar giù le idee per iscritto, farlo di fretta, come l’appunto di un appuntamento. Lasciarsi andare nel gorgo fluente e furente dell’idea, finché ce n’é, finché si può, finché regge;soprattutto senza insistere, forzare, arzigogolare e romanzare come facevano gli antichi antenati intorno ai fuochi della letteratura classica.

Ora proviamo a immaginare un marketplace delle idee letterarie. Milioni di scriventi con tutte le loro idee iniziate e buttate giù in magnifici WRITEDOWN turbinanti e caotici. DisOrdinati in relazione al soggetto, al personaggio, alla situazione, al paesaggio, alla dimensione, alla consistenza…

Ti serve una descrizione, un frammento di trama, un micro assaggio sull’uso di vecchie armi, un’atmosfera claustrofobica da sottomarino, un’espansione cosmica di un mezzo budda che profuma di loto? Hai presente tutti quei flash sorridenti che ti si presentano irruenti? Che vorresti scrivere al volo e poi cucirli nel tuo testo, ma che non si può per le mille ragioni limitanti e illimitate? Basta andare sul MARKETPLACE DEI WRITEDOWN e il gioco è fatto!

Siamo ad un passaggio epocale per la scrittura. E’ come passare dal calcolo a mente alla calcolatrice, dall’enciclopedia alla rete. Miliardi di WRITEDOWN in download gratuito, uno streaming cosmico delle idee letterarie condivise e già pronte come frammenti di libri veri. Basta immetterne una e puoi usufruirne a miliardi. Basta inseguire qualche tag e arrivi al punto, la tua idea prende corpo, ha già un corpo e poi la tagli, la incolli, la allunghi, la accorci, la manipoli, la contorci, la cambi, la scambi, la moltiplichi, la rimetti nel MARKETPLACE.

L’opposto della difesa delle idee è la proliferazione indiscriminata delle stesse.

REGALARE LE PROPRIE IDEE

E’IL SEGRETO DELLA VERA RICCHEZZA

e l’unica concreta possibilità per ottenere la patente

patente

Documento letterario indispensabile a chi ama scrivere. Da compilare scrupolosamente (foto del* scrittor* da piccol*, data in cui comincia a scrivere, incipit della principale opera…) ed esibire con esuberanza ad ogni controllo sul concetto di scrittor*.

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