Troglodita Tribe S.p.A.f. (Società per Azioni felici)

9 Maggio 2018

COME (NON) PROMUOVERE IL PROPRIO LIBRO IN RETE

DSC01500I tutorial sostengono all’unanimità che, per promuovere un libro in rete, in ogni modo, sempre e comunque, occora scrivere contenuti altri cercando di attirare l’attenzione, cercando di interessare e sedurre, cercando di raccontare storie fino a creare una sorta di comunità di persone che ti seguono, che si interessano a ciò che scrivi. Solo dopo, ogni tanto e casualmente, si dovrà far notare che questo benedetto libro lo abbiamo pubblicato e che vorremmo anche venderlo. Ma bisogna insistere a scrivere così, in modo traslato, quasi casuale, quasi che t’importasse poco, quasi che il motivo di tutto questo scrivere non avesse nulla a che vedere con l’imperativo della vendita.

I tutorial, inoltre, sostengono che questo lavoro debba iniziare molto prima della conclusione del libro, perché si tratta di un lavoro duro e lungo sul quale non si può improvvisare e pretendere risultati nel breve periodo.

I tutorial, in pratica, sostengono che per vendere il tuo libro occorra scriverne un altro, molti altri, da spezzettare sotto forma di post, tweet, articoli che, subdolamente, girino intorno al primo senza farsi riconoscere. Un secondo (terzo, quarto…) libro ben mimetizzato dal quale escano, all’improvviso e studiati, dei richiami all’acquisto del primo libro. Una sorta di interminabile spot pubblcitario, di cantilenante e scampanante e sbandierante chiacchiericcio produttivo che deve essere simpatico, che deve saper intrattenere, che deve illudere di poter risolvere problemi. Ma, tutto sommato, un modo come un altro per mettersi in mostra e, una volta raggiunta la fosforescenza, contare sul fatto che i lettori, irresistibilmente attratti dall’esca, finiranno per comprare.

E d’altronde per quale strano motivo dovremmo scrivere questo articolo virtuale se non per aumentare la nostra popolarità e sperare che, come ovvia conseguenza, sempre più persone s’interessino al nostro modo di scrivere e si decidano finalmente ad acquistare un nostro libro cartaceo?

Sarà che questo marketing esponenziale e diffuso con noi non ha mai funzionato e riusciamo a piazzare i nostri libelli quasi esclusivamente quando vengono toccati (indipendentemente da quanto e cosa scriviamo in rete), sarà che siamo troppo proiettati sul cartaceo per riuscire a rendere sul virtuale ciò che davvero tentiamo di mettere su quella carta recuperata che fa da supporto ai nostri testi, sarà che quando il libello si fa creativo tutte le regole del marketing editoriale esplodono in un felice caos colorato, sarà tutto quello che vi pare, ma scrivere e mettere in rete questo famoso libro, questi famosi libri spezzettati in post, tweet e articoli con il solo scopo di venderne un altro è un sistema che, francamente, non ci torna. E non è soltanto perché ci fa venire in mente la triste pratica del lavorare gratis non più per un ideale, ma finalizzato alla speranza di essere sfruttati con un altro lavoro dotato di stipendio.

Il punto, invece, è soprattutto quel subdolo girare intorno, quel mellifluo sorridere educato e allineato, quel bon ton da rete che impone la disponibilità totale e suona esattamente come il vecchio bastardo comandamento del cliente che ha sempre ragione, e ancor prima che sia un cliente per di più! Perché qui ovviamente non si parla di chi pubblica da anni il proprio blog per comunicare, per informare, per raccontare, per fare politica, per fare cultura o per il piacere di farlo e poi, già che c’è, scrive anche del libro che ha appena pubblicato. Qui si ribalta tutto e, come in un qualunque stato azienda che si rispetti, la tua vera essenza, quello scrivere che era la tua vita, assume il tipico format da spot pubblicitario.

Siamo gente cresciuta nella convinzione che chi scrive debba viaggiare con mezzi di fortuna per andare esattamente dove gli pare, perché è questo scrivere. Proprio quella libertà totale che consente di impazzire sperimentando nuove strade e consente di gridarlo forte fino a farsi sentire con parole che escono dalle righe deragliando e disertando; e consente a chi ti legge di trovare ogni volta nuove ed inedite visioni. Scrivere è creazione, è un atto ribelle che ribolle fino a generare una spuma fantasmagorica che sballa al solo odorarla. E anche quando c’è quel gusto grezzo, disinvolto, improvvisato, autodidatta, autoprodotto, stampato in proprio, al leggerti, si sente che dall’altra parte qualcuno si sta facendo le ossa scrivendo senza sosta fino a sanguinare. Perché se davvero vuoi entare nel tuo stesso scrivere fino a scivolarci dentro, fino a scomparirci dentro, fino a starci dentro così bene da non uscirne più, sarai sempre dall’altra parte del mondo rispetto a quella famosa fosforescenza da marketing esponenziale, rispetto a quel furbetto mascherare educato e per bene il proprio spregiudicato spam a caccia di fama.

E poi ancora. Ma siamo davvero certi che seguendo diligenti le regole proposte (e indubbiamente centrate rispetto agli algoritmi che guidano i processi mentali degli utenti) riusciremo a vendere la tiratura del nostro libro? Basterebbe raffigurarsi il pullulante esercito di quelli che ci provano, di quelli che, diligenti, ci si mettono d’impegno, di quelli che postano quotidiani archittendo strategie che rimandano alla promozione di un libro che ancora devono cominciare a scrivere, di quelli che si costruiscono, giorno dopo giorno, il loro personale e affezionato pubblico. Pubblico, a sua volta e inevitabilmente, composto da persone che rispondono a quei post, a quei tweet, a quegli articoli con lo scopo di accappararsi il proprio di pubblico. Basterebbe raffigurarsi questo caleidoscopio pubblicitario di pubblici da pubblicazione per una radicale e sgommante inversione a u, per una diserzione di massa di quelle che fanno la storia della liberazione letteraria.

E allora? Dirà qualcuno… Che cosa resta? Che cosa dovrebbe fare un* scrivente di belle speranze che vive in quest’infosfera mediatica fondata inesorabilmente sul marketing? Mollare tutto forse?

Se davvero dovessimo rispondere a questa domanda non potremmo fare a meno di istigare all’autoproduzione radicale: quella con le copertine di cartone dei supermercati e i titoli scritti a mano con lo smalto per unghie scaduto, quella del testo fotocopiato e arricchito da timbri, strappi e spirali, quella con le tirature minime cucite a mano, quella che scommette sull’unicità e l’effetto travolgente del cartaceo non seriale, quella che quando la vedi è un tale pugno mediatico nell’occhio stanco e addomesticato dal virtuale che esplode e brilla di luce propria.

Ma fortunatamente, non avendo le carte in regola per rispondere visto che usiamo solo carta recuperata e riusata e regalata, ci possiamo limitare ad abbandonare il campo intonando il vecchio motto che anima da tempo le nostre produzioni: FATTI I LIBRI TUOI!

23 agosto 2017

I LIBRI NELLA SPAZZATURA?

libri spazzatura.jpgI libri si buttano nella spazzatura.
Questa è una realtà inoppugnabile che in molti faticano ad accettare.
Il rispetto per i libri, per quanto incoraggiato, con ogni probabilità, non potrà mai arrivare ad esimerli dalla caratteristica fondamentale di tutto ciò che produciamo: il cassonetto.

Probabilmente, un tempo, buttare un libro era considerato una sorta di sacrilegio culturale anche da chi non ne aveva mai letto neppure uno, ma oggi, con la massiccia diffusione della carta stampata, il nostro rapporto con il libro è drasticamente cambiato.
A chi si è avventurato in una qualunque “isola ecologica” dove si riciclano gli scarti, infatti, non sarà certamente sfuggita, nel reparto della carta, l’immensa mole di libri presenti che spuntano inequivocabili e disordinati tra le tonnellate di quotidiani, cartoni, confezioni e riviste. E non si tratta ovviamente di libri distrutti o illeggibili perché nella spazzatura, ad aver pazienza e costanza, si trovano tutti i generi, tutte le edizioni, tutte le epoche dell’umana letteratura; anche se, incredibilmente, in questi contesti, non è permesso rovistare e prelevare liberamente.

I libri più buttati sono anche quelli più stampati.
E’ facile trovare grande abbondanza dei vecchi “rosa” della Harmony e, di certo, non mancano notevoli quantità di gialli che, a volte, si trovano in veri e propri stock. E’ facile imbattersi anche in numerosi libri di poesia autopubblicati che, stampati a spese dell’autore, nella maggioranza dei casi restano invenduti in cantina per qualche anno per poi essere buttati inesorabilmente nella spazzatura.

Ma ad esser maggiormente stampata e quindi buttata, come è facile intuire, non è soltanto la letteratura d’evasione o quella incautamente autoprodotta.
Uno dei libri che ho raccolto in maggiore quantità è, in realtà, uno straordinario capolavoro. Oramai ho perso il conto del numero di copie de “Il nome della rosa” di Umberto Eco che ho prelevato nelle più svariate situazioni, posizioni e ambientazioni.
Ed è davvero curiosa questa coincidenza che vede incontrarsi negli stessi luoghi del rifiuto collettivo i libri più eccelsi e quelli considerati inferiori, di serie b. Forse un segno della modernità, un’esortazione a superare finalmente le classificazioni troppo rigide in nome di una letteratura sempre più libera, orizzontale e aperta.

Tratto da “Sempre e solo libri usati” libello creativo autoprodotto da Troglodita Tribe

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Un libello sui libri usati che parla di bookcrossing, di  bibliocabine, di microbiblioteche spontanee, di bookinistes, di ex libris, di stranezze ritrovate nei libri, di book-party, di  orecchie sulla pagina, di incantevoli librerie d’occasione, di collezionisti, di libri doppi e tripli, di applicazioni e siti che trattano i libri usati, di libri al metro e al chilo, di garage-book-sale, di maceri, delle mille complesse sfumature del profumo dei libri, di edizioni rare, di installazioni libresche… Ventotto voci in cui, quasi sempre, s’incontra un libro, si cita un libro, si ricorda un particolare e illuminante incontro con un libro. Perché sulla copertina di un libro non si deve bussare, ogni mano è la benvenuta per aprire, sfogliare, leggere, per correre col dito che segue il filo delle storie e delle culture di tutto il mondo.

Otto euro per chi lo vuole ora contattando lellatris@libero.it

 

18 Maggio 2017

Sempre e solo libri usati

DSC04314Se davvero potessimo leggere solo i libri nuovi il panorama sarebbe estremamente limitato, senza contare che il ventaglio delle possibilità sarebbe tristemente circoscritto e governato dalle famose leggi di mercato che manovrano sapientemente i gusti e le scelte.

E poi, se ci fossero solo i libri nuovi, se un libro avesse la terrificante caratteristica di non poter essere prestato, perso, abbandonato, rivenduto a metà prezzo, regalato dopo un primo famelico passaggio, se, in altre parole, la tecnologia pesante arrivasse ad inventare un libro che può esser letto una volta sola, o da una sola persona (e in questo libro scriviamo di libri, non di e-book), ebbene, in questo caso, la lettura sarebbe direttamente proporzionale alla ricchezza di ogni individuo. E questa, probabilmente, sarebbe da annoverare tra le disgrazie più grandi di una civiltà.

Fortunatamente non è così.
Se dovessi ricostruire l’archivio di tutti i libri che ho letto lungo il corso della vita, i libri nuovi non supererebbero la metà, forse neppure un quarto del totale.
Ho trovato libri in ogni luogo compresi i cassonetti della carta da riciclo, le panchine dei giardinetti, le cabine telefoniche, le sale d’attesa delle stazioni, i cinema, i treni, i tram e gli autobus.
Ho gustato così il fascino di leggere, non tanto ciò che desideravo, ma il libro che trovavo, quello che mi veniva incontro al momento giusto.

anarchiciIl più difficile è stato certamente “Storia degli anarchici italiani (da Bakunin a Malatesta)” di Piercarlo Masini, era proprio in fondo a un cassonetto e per quanto mi sporgessi non riuscivo ad arrivarci.

Lo vedevo cadere nelle fauci del macero e mi piangeva il cuore. Sempre a finir male questi anarchici, mi dicevo.
Sporgendomi sempre più e anche con l’aiuto di accessori improvvisati, riuscii, dopo diversi tentativi ad afferrarlo. Un po’ sporco e con la copertina ripiegata sembrava reduce da moti rivoluzionari, ma era bello arzillo e leggibile.
I libri, insieme ai vestiti, sono tra gli oggetti riutilizzabili più buttati.
Chi si lamenta del costo eccessivo dei libri, forse non sa che questi sono i frutti dell’albero delle parole. Puoi pagare qualcuno affinché li raccolga al tuo posto, oppure puoi arrangiarti da solo.

 

Tratto “SEMPRE E SOLO LIBRI USATI” il nostro libello creativo autoprodotto, cucito, timbrato, decostruito e manufatto in trenta esemplari sul mondo del libro usato.
Per ulteriori info http://libricreativipertutti.altervista.org/sempre-e-solo-libri-usati/

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29 aprile 2017

Matte Micro-Tirature Manufatte a Macerata Racconta

DSC01053.JPGLe Marche ricominciano dai libri!!!
Venite a trovarci a Macerata Racconta!
Porteremo la nostra insolita interpretazione del concetto di editoria: i nostri strani elementi librari fatti con scarti cartacei, le nostre matte micro-tirature manufatte, le nostre Animal Plaquette, i nostri Cartoneros, i nostri libroidi mutanti, i nostri pop-opuscoli, i nostri libri da taschino… ci infiltreremo nello spazio ex-Upim di Macerata stendendo un carico di curiosa cultura a colori fatta di gioiose provocazioni rilegate a mano con tecniche casalinghe.

Sabato 6 maggio alle ore 11 porteremo anche la nostra Eco-Editoria bambina con un workshop per bimbi e bimbe. Manine svelte e colorate per imparare a comporre coloriti micro-libelli ribelli!

5-6-7 maggio Spazio ex-Upim Corso Matteotti Ingresso gratuito

INAUGURAZIONE con brindisi di apertura 5 maggio alle ore 16:30 

Orari di apertura

5 maggio 16:30 – 20:00
6 maggio 10:30 – 13:00 e 16:00 – 20:00
7 maggio 10:30 – 13:00 e 16:00 – 20:00

21 ottobre 2016

Seconda Animal Plaquette

“Se di amici ne hai tanti vivi giorni emozionanti,

ma se a volte se ne vanno e non tornan per un anno,

lascia il posto a quei pochini, che sian bimbi od uccellini,

che sia cani oppur pulcini, non importa che colore,

razza, specie od opinione, basta solo un po’ d’amore

da mostrare come un fiore e un gran sole scalda il cuore”

Una del terzetto di filastrocche che trovate in questa Animal Plaquette
Chi la vuole prenotare può scriverci su troglotribe@libero.it

20 ottobre 2016

Animal Plaquette

Abbiamo realizzato otto poetiche e divertenti Animal Plaquette con tre filastrocche ciascuna.
La prima contiene: E’ nata una micina, Cara capretta, Fata Porporina.
Come le altre sette plaquette, anche questa è un esemplare unico di recycling art.
Chi la vuole prenotare può scriverci su troglotribe@libero.it

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6 giugno 2016

ATTENZIONE: Attivismo Poetico!!!

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La scelta è sempre nelle nostre mani! Nelle nostre Azioni Felici!
Un vero libroide mutante sulla POETICA POTENZA delle mani e un notes creativo per l’invenzione e la pratica mensile di AZIONI FELICI.
Due indefinibili e introvabili elementi librari autoprodotti, riciclati, manufatti, unici, provocatori e felicemente sollevati da terra.
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Mani che si tengono, mani che liberano un animale, mani che carezzano, mani che seminano, mani che impastano, mani che gettano colore sulla tela della vita…

LA POESIA DELLE MANI (libroide mutante che esce con una nuova microtiratura di una ventina di coloratissimi esemplari tutti diversi tra loro).

Le AZIONI FELICI sono il pane quotidiano di chi ha smesso di lamentarsi e passa decisamente… all’Azione! Almeno dodici Azioni Felici in un anno per riempire questo felix-booklet assemblato con l’effervescenza dinamica del riciclo spinto.

CONTRO OGNI RASSEGNAZIONE!
Le AZIONI FELICI sono atti insensati di bellezza, attimi radicali di poesia pratica, gesti ribelli ed estremi da lanciare con l’energia del sorriso. Insomma Liberazione Pura.
Una collezione di AZIONI FELICI è l’indispensabile antidoto al logorio delle ingiustizie quotidiane che generano ansia, stress e rabbie represse. Scrivi le TUE AZIONI FELICI. Descrivile, commentale, arricchiscile, colorale e falle circolare!!! Almeno dodici AZIONI FELICI in un anno. Un’Azione Felice al mese per riempire questo NOTES CREATIVO CARTACEO, questo FELIX-BOOKLET manufatto all’insegna del RICICLO ESTREMO da ricevere con un PLICO POETICO PER VIA POSTALE insieme al libroide mutante LA POSEIA DELLE MANI.
info su troglotribe@libero.it

 

8 febbraio 2016

disDADAttato letterario

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Sono un disDADAttato letterario. Mastico pagine troppo in frettta saltellando senza meta in un’improvvisazione che spesso s’impantana. Ma è quello che voglio perché il pantano letterario ti sommerge nell’affabulazione e dimentichi anche quello straccio di trama in trepidante attesa di un finale. Che se li tengano i finali e i finalisti e le finali disputate a colpi di mannaie madornalmente noiose.

Sono transgenerer. Bivacco nella poesia ma son troppo impaziente per i versi veri, meglio il demente che urla in mezzo alla strada. Molto più pop, molto più post-qualcosa-qualsiasi-cosa.

Non so cantare ma so urlare. E allora cerco il romanzo filante e fluente come fiumana parolibera da mixare di notte con le note stonate di storie che sembrano vere, possibilimente noir. Ma non son nato caratterista. Scrivo senza descrivere. Rido senza motivo, non seguo il motivo che si ripete assecondando la cantilena memorizzabile. Ho la voce impostata dell’apostata, ma non pago il bollo. Fossi matto!!!

Sono un disDADAttato letterarizzato, letteralmente illetterato, alcolizzato di parole frizzanti zigzaganti. Sono ossesionato dalle associazioni, dalle osservazioni, dalle asserzioni, dalle diserzioni sconnesse, dalle scommesse di altre dimensioni. Vedo vibrare la musicalità del testo, la fulmininate illuminazione del tasto fuori contesto. Batto le dita sulla tastiera, testo i miei mondi e scappo scattante, scampo dal cappio di chi vuole capire.

Sono un disDADAttato scappato dalla scuole di scrittura. Scrivo manifesti a mano manovrando sottobanco, scassinando il senso compiuto del compito in classe, copiando gli accoppiamenti sensuali del mistico calar della sera. Scrivo a orecchio, così come viene, venendo al momento giusto, tornando quando mi pare.

 

 

 

 

21 settembre 2015

LIBERSALONE MILANO 17-18 OTTOBRE 2015 A MACAO

liber2Non crediamo più in un solo libro, unigenito figlio dell’Editore, nato in tipografia e distribuito in libreria. Non crediamo più in un solo libro, padre onnipotente ed eterno dispensatore di fama, oggetto di culto seriale da moltiplicare papale papale.

Crediamo in un libro pagano, libello ribelle che ribolle nelle sue infinite, fantasmagoriche e pirotecniche varianti creative, crediamo nell’anarchia di forbici, timbri, strappi e collage, crediamo negli schizzi di parole ululanti su pagine sempre diverse, crediamo nella rivolta del libro cucito a mano che ruba briciole pubblicitarie nel pulviscolo di microtirature post-pop-spettacolari.

Noi ci crediamo nella libertà dei libri. E ce la prendiamo! Cascasse il mondo la porteremo a Liber il primo Salone dei libri liberi senza prodotti animali (finalmente…era ora!).

Troglodita Tribe

Non siamo in libreria, ma siamo per la Liberazione Animale
Facciamo libri, ma solo con scarti cartacei.
Scriviamo testi, ma solo fuori di testa.

Sito ufficiale di LiberSalone con tutte le info e il programma http://www.libersalone.altervista.org/index.html

16 agosto 2015

IL MISTERO DEL LIBRO E LA SCRITTURA ROBOTICA

Partendo dalle fosche previsioni effettuate da emeriti bibliofili studiosi di fantaletteratura che tratteggiano un futuro in cui il concetto di libro sarà cancellato dall’immaginario degli esseri umani, si tenta di consegnare ai posteri delle esche atte a provocare la nascita di forme resistenziali. Gruppuscoli, cellule, piccoli branchi di strani personaggi che tenteranno di mantenere in vita l’oggetto libro, nonostante la tecnologia, nonostante lo spettacolo virtuale e teleinvasivo.

Partendo dalle fosche previsioni effettuate da emeriti bibliofili studiosi di fantaletteratura che tratteggiano un futuro in cui il concetto di libro sarà cancellato dall’immaginario degli esseri umani, si tenta di consegnare ai posteri delle esche atte a provocare la nascita di forme resistenziali. Gruppuscoli, cellule, piccoli branchi di strani personaggi che tenteranno di mantenere in vita l’oggetto libro, nonostante la tecnologia, nonostante lo spettacolo virtuale e teleinvasivo.

A furia di chiedersi che cos’è un libro si rischia di impazzire. E’ ciò che succede a DollPhin il protagonista del romanzo postumo di Mauve Lacey Stone un’anziana bibliotecaria che, recentemente, ha lasciato in eredità alla nipote Vinny una collezione unica al mondo di ottomilaseicentocinquanta volumi tutti rigorosamente catalogati. Si tratta di libri scritti esclusivamente da autori, provenienti da ogni parte del mondo, il cui cognome inizia con una vocale.

DolPhin, comunque, è un giovane senza dimora che ha perso il lume della ragione inseguendo il mistero dei libri, la loro diabolica e ubiqua capacità di moltiplicare esponenzialmente una singola storia in migliaia di copie, la loro inafferrabile caratteristica di essere indistruttibili, visto che il cuore di un libro, a quanto sembra, insiste a pulsare da qualche parte anche dopo la distruzione di tutta la tiratura. Dolphin vuole possedere libri, nel senso che vuole la loro essenza, quel maledetto qui-pro-quo che continua a sgusciargli tra le dita, e lo vuole tutto per sé.

Ogni volta che cerca di appropriarsi di una storia scopre che qualcun altro la conosce, scopre che un’altra copia giace in uno scaffale da qualche parte del mondo. Cerca libri sconosciuti, pezzi unici, tirature minime di cui tenta in ogni modo di accaparrare tutti gli esemplari. DollPhin è certamente l’unico collezionista al mondo che brama, ricerca e incensa libri che non abbiano mai venduto una copia, di cui non abbia mai parlato o scritto nessuno.

Quando comincia a mettere insieme una discreta biblioteca s’imbatte in una storia davvero speciale, una di quelle storie per cui sarebbe disposto anche ad uccidere…

Non vogliamo rivelare altro di questo avvincente libro che sta spopolando sul web. Il titolo non esiste, nel senso che Mauve Lacey Stone, presa e persa nella sua prosa torrenziale che la vedeva impegnata durante interminabili nottate insonni, non lo ha mai scritto, da nessuna parte. E’ curioso come un libro possa diventare famoso anche senza titolo, senza copertina, senza editore.

cambiar-e-facile

Il più piccolo corso di scrittura creativa del mondo, un anticorso da bere in un sorso per corsisti corsari e coraggiose contrabbandiere di parole.

A ben pensarci, un libro potrebbe diventare conosciuto e apprezzato anche senza essere mai stato scritto. Basterebbe diffonderne viralmente i tratti salienti che dovrebbero essere lapidari e allo stesso tempo misteriosi, dovrebbero contenere un caldo invito alla lettura lasciando aperto il mistero.

D’altronde viviamo nell’epoca dell’immediatismo letterario dove ogni frammento scritto è un romanzo componibile, un accessorio da cucina che tende ad espandersi nel caos dei preparativi della più grande abbuffata di tutti i tempi; viviamo nell’era dei tanti zot, flash e spot possibilmente presi per mano da un’immagine adulta e navigata da guardare e passar via a settecento all’ora. Chi se la prenderebbe, poi, la briga di andarsi a leggere tutto il libro? Magari un pesante tomo da settecento pagine con quell’aria settecentesca che, solo all’idea di prenderlo in mano, ti cascano le braccia…

No, scriverlo, il libro, non val più la pena e Mauve Lacey Stone lo ha sempre saputo, visto che non è mai esistita e che il suo nome ci è stato fornito da un generatore automatico di nomi di personaggi, lo trovate qui. Ma il sito Language is a virus offre anche generatori automatici di nomi vittoriani, generatori automatici di testi poetici, generatori automatici di sonetti shakesperariani, generatori automatici di Electronic text art e molti molti altri spunti di scrittura robotica. A partire dai mitici cut-up di William Burroughs e Bryon Gisin che, in qualche modo, ne segnarono le primitive radici.

mano tv

Davvero pensate che la scrittura robotica sia un’idea bislacca per post di editoria sperimentale para-fanta-scientifica? In realtà è già realtà, anche nel giornalismo, qui un’interessante articolo articolo sull’argomento. E sotto, invece, una diversa e umana (R)esistenza letteraria.

Libello creativo realmente esistente e insistentemente realizzato a mano con scarti cartacei (anche elettronici). Ci siamo presi la libertà di interpretare misteriose pulsioni matematiche condite da impulsi elettrizzanti che vibravano tra mille fotoni colorati. Li abbiamo visti volare nel battibaleno di un bacio, li abbiamo ascoltati nella calma assoluta del nonsense come nello scapicollarsi ansioso e iperbolicamente imprudente dell’improvvisazione. I robot pensano? Certo che pensano, e proprio come tutti i cervelli sognano un modo per fuggire. All’interno di questo libello creativo troverete Dogbot, Frigobot, Sexbot e altri incredibili robot e le loro deliranti storie informatico-ribelli tradotte dal linguaggio robotico.

Libello creativo realmente esistente e insistentemente realizzato a mano con scarti cartacei (anche elettronici).
Ci siamo presi la libertà di interpretare misteriose pulsioni matematiche condite da impulsi elettrizzanti che vibravano tra mille fotoni colorati. Li abbiamo visti volare nel battibaleno di un bacio, li abbiamo ascoltati nella calma assoluta del nonsense come nello scapicollarsi ansioso e iperbolicamente imprudente dell’improvvisazione. I robot pensano? Certo che pensano, e proprio come tutti i cervelli sognano un modo per fuggire. All’interno di questo libello creativo troverete Dogbot, Frigobot, Sexbot e altri incredibili robot e le loro deliranti storie informatico-ribelli tradotte dal linguaggio robotico

 

 

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