Troglodita Tribe S.p.A.f. (Società per Azioni felici)

15 febbraio 2016

SCRIVERE PER SCRIVERE PER SCRIVERE

DSC00847 (2)

Ma un romanzo, se non è un pasticcio inestricabile, un labirinto caotico di visioni che ti illuminano lampeggianti, che romanzo è? Se mentre scrivi un romanzo tutto procede regolare e ordinato, se i fatti si affastellano fanfaroneggiando capitoli lucidi da camminarci con le pattine, se non incontri neppure una pozzangherina fangosa di sensuale nonosense da districare nel dedalo terremmotato di una trama da tramontana, che romanzo è?

Quando leggo i consigli sul come scrivere un romanzo, sul come caratterizzare un personaggio, sul come interessare ciurme di lettori tutti in fila per tre, mi piglia lo scompiglio dello scrittore, lo scatto ribelle mi ribolle in mille bolle d’un blu opalescente. E allora devo scrivere un bip-up-alula intermettente da improvvisare impervesando disarmonie galattiche. Così, giusto per disintossicarmi, per lavarmi via di dosso quel sapore rimasticato da allineamento alienato. Che poi alla fine tiro un sonoro sospiro di sollievo assordante, mi sento lievemente e finalmente sollevato da terra. Che poi alla fine rieccolo quello scrivere per scrivere, quel comporre romanzi impazziti, imbizzarriti, sinceri esperimenti spiritual-spiritosi per riprendersi la letteratura.

 

21 settembre 2015

LIBERSALONE MILANO 17-18 OTTOBRE 2015 A MACAO

liber2Non crediamo più in un solo libro, unigenito figlio dell’Editore, nato in tipografia e distribuito in libreria. Non crediamo più in un solo libro, padre onnipotente ed eterno dispensatore di fama, oggetto di culto seriale da moltiplicare papale papale.

Crediamo in un libro pagano, libello ribelle che ribolle nelle sue infinite, fantasmagoriche e pirotecniche varianti creative, crediamo nell’anarchia di forbici, timbri, strappi e collage, crediamo negli schizzi di parole ululanti su pagine sempre diverse, crediamo nella rivolta del libro cucito a mano che ruba briciole pubblicitarie nel pulviscolo di microtirature post-pop-spettacolari.

Noi ci crediamo nella libertà dei libri. E ce la prendiamo! Cascasse il mondo la porteremo a Liber il primo Salone dei libri liberi senza prodotti animali (finalmente…era ora!).

Troglodita Tribe

Non siamo in libreria, ma siamo per la Liberazione Animale
Facciamo libri, ma solo con scarti cartacei.
Scriviamo testi, ma solo fuori di testa.

Sito ufficiale di LiberSalone con tutte le info e il programma http://www.libersalone.altervista.org/index.html

23 luglio 2015

SCRIVEVANO COSI’ VELOCI CHE NON SI RIUSCIVA NEPPURE A LEGGERLI

Scrivevano così veloce che non si riusciva neppure a vederli, figurarsi a leggerli, leggeri com’erano. Pubblicavano sopra immagini sbiadite o nel bel mezzo del sorrisone superstar, proprio nel flashbak di qualche spot che irrorava le scartoffie . Si accontentavano delle briciole artistiche, vivacchiavano, campicchiavano nel nome di un’antica libertà perduta nel buio pesto di un contesto allineato, di un megatesto astutamente incatenato.
La ricordavano così bene però quella libertà! Quando il senso unico della domata spirale virtual-mentale era ancora un vortice lontano, quando potevi stampare su carta igienica e tappezzeria, quando riuscivi a sbeffeggiare il format formando plot non ancora pilotati dalla dittatura dell’A4, quando potevi addirittura permetterti il Comics per testi sinistri da inscatolare in pacchetti di fiammiferi da cucina, tanto per cominciare.
Ma era finita quell’era ariosa! Bruciata nel lampo di uno zolfanello paffutello che prende fuoco per scomparir nella notte nera.

al-fuoco-aperta

Libello minimo elegantemente incastonato in un’originale scatola di fiammiferi da cucina che smaschera le ipocrisie dei buoni di tutti i tempi. Non disponibile

Cogli l’attimo, allora, si dicevano. Cogli l’attimo e stampalo lo stesso e incollalo e battilo a macchina con nuovi tam-tam e zig-zag, con diverse imbastiture sulla brochure di un pittore, con dis/Adattamenti su carta da matrimonio per una mistica microtiratura, una fugace spigolatura che resti effimera per natura.

DSC02828

Frammento di mircotiratura in 7 esemplari “I dis/Adattati” (macchina da scrivere su carta da matrimonio imbastita su retro di brochure di pittore)

Una nuova idea al giorno, allora e sempre si dicevano, e insistevano, e lottavano e resistevano sostenendo ancora una volta l’impossibile, quel mistico c’era una volta che era l’ossigeno, quella leggera poesia rubata, quella cara ballata liberata in carta riciclata che andava ogni giorno interpretata per essere stampata.

8 luglio 2015

SCRIVERE AI TEMPI DELL’ECO-EDITORIA CREATIVA

Cruciverba Crucivolant di Paolo Albani

Cruciverba Cruvivolant di Paolo Albani (semi-semiologo e falsario) (clicca sull’immagine per andare sul suo sito)

Scrivere ai tempi dell’eco-editoria creativa mette in luce il lato giocoso, surreale, provocatorio.

Se la forma libro che costruiamo, inventiamo e componiamo è un’ardita variazione sul tema, una sperimentazione evasa dal normale immaginario libresco che domina e dirige, per ottenere dirompente armonia caotica, anche il testo dovrà irrompere su simili percorsi, deragliando sferrragliante e zig-zagante da ogni binario, trinario, terzina e terzino destro, sinistro, avanti, indietro, sopra e sotto.

Anzi, visto che forma e contenuto si fondono squagliandosi fino a congiungersi nell’impassibile impossibile  dell’indistinguibile, non dovremmo neppure inginocchiarci ad una gerarchia.

La prepotente e indisponente fisicità sperimentale del libro, allora, entra, con leggiadre e sinuose testate nel testo, e il testo, testualmente, riesce ad affacciarsi sfaccciato ovunque.

Incursioni, escursioni, intrusioni, torsioni di parole palpitanti nel pulp supremo proprio sotto il palco, proprio sotto i novantamila watt di un superbo sound di sax.
Daltronde il senso dell’Eco-Editoria Creativa è proprio quello delle incursioni.  Interventi e azioni e manipolazioni cartacee che possono manifestarsi come macchie, timbri, strappi, disegni che strillano in streaming sulle parole, francobolli inventati e tatuati tra le righe, tendine rotonde per pasticcini, ricami che richiamano petulanti a piè di pagina, inserimenti di oggetti spiaccicicati  che invadono eversivi la facciata animando il testo, correggendolo, deviandolo dal comune senso del pudore editoriale, quella sua coazione seriale di prodotto infinito in un mondo finito, quasi sfinito

E le parole, allora, devono trovarsi nella giusta dimensione, su quella lunghezza d’onda, finanche un po’ tonta, che permetterà loro di animarsi, di prendersi il permesso di alzarsi e volar via verso l’orizzonte infinito, scavalcandolo di varie misure, altalenando, traballando, incespicando nei magnifici bisticci che blaterano grammaticalmente blasfemi.

Vorremmo parole che escano dalle righe e righe che cessino di essere allineate, alienando e allietando l’essenza della sostanza dell’invisibile. Sia nella loro forma che nel loro significato, nel loro messaggio, nel loro suono, nel ribaltamento dei punti di riferimento a cui siamo abituati, a cui ci hanno irregimentati.

Rime, assonanze, allitterazioni, giochi di parole….ampio spazio alla musicalità. E per quanto riguarda i generi: fantamanualistica (manuali inventati di macchine inventate) Botanica immaginaria, Fanta-astronomia poetica… Ricettari di insolite minestre che usano il bollire, il mantecare, il soffriggere, lo stufare per cucinare testi che nulla hanno a che fare con il cibo. Alberari Immaginari: un albero inventato per ogni collage. Lunatici calendari dove il tempo non è denaro, ma è arte che interpreta in altri modi alteri, alternativi, altermodisti, un po’ alterati e un po’ altruisti, lo scandirsi scandaloso delle fantastiche fasi, anche fanatiche, delle mille esistenze possibili.

L’utilizzo di materiale recuperato (tipico dell’Eco-Editoria Creativa) come le cartoline, i cartoni dei supermercati, le cartellette da ufficio, la tappezzeria, i biglietti del tram, i pacchetti di fiammiferi creano straniamento. Il senso avverte un sensuale mal di testa. Il messaggio, la portata mediatica si fa più simpatica, quella energetica meno frenetica. Il destino di questi oggetti viene ribaltato, rivitalizzato, resuscitato. Un gioco che disorienta creando meticciato significante, caos romazesco nel bel mezzo di quel poliziesco quotidiano che è il normale scandirsi di ciò che insistiamo a considerare realtà. Lo stesso flah andrebbe provocato con il testo. Dovremmo usare parole, generi, forme, visioni, associazioni, probalità e imprevisti ribaltando il normale assetto nel quale siamo abituati ad aspettarli, catturarli e sistemarli ordinati.

Testi, per farla breve e bersela tra amici, amiche e compagnie scriventi, che si allontanano da quella mentalità da capolavoro, opera immortale, centomila copie tanto per cominciare poi si vedrà. Testi più vicini alla letteratura marginale, alle scritte colorate sui muri.
Il libello creativo, per sua natura è effimero, lascia tracce meravigliose, è vero, ma spariranno in fretta come magnifiche impronte sulla neve al primo sole. I materiali usati, le rilegature non professionali, il concetto di autoproduzione che richiede la non specializzazione, che richiede l’essere autodidatti, il lanciarsi per essere scrittrici, illustratori, editrici, correttori di bozze, distributori, promotrici, magazziniere…. implica inevitabilmente un prodotto effimero che non può e non vuol seguire le regole che lo rendono accettabile e riproducibile dal comune senso del pudore editoriale.

E questa, per chi scrive è la sfida delle sfide. Il ritorno alle domande originarie.
Perché scrivo? Per chi scrivo? Fin quando continuerò a scrivere?

8 giugno 2015

FATTI I LIBRI TUOI!

histoire1

Farsi i libri propri! Ma farseli così velocemente che neppure l’ultimo videogioiello da telecontrollo wi-fi-comandato riesca ad infiltrarsi imponendo impostore un filo di ragionamento razional-reazionario. Cucirseli a mano, addosso, adesso, oltre l’orlo del precipizio sartorial-editoriale. Quasi fossero figlie di fogli e di foglie fluttuanti, alla deriva, direttamente proporzionali al tasso di felicità permanente e pedissequamente poco allineata, un tantino alienata, seriamente allenata a correr fuori da tutte le righe, come da tutti i perfetti quadretti.

Oppure farseli, questi libri, talmente e lentamente lontani dalla civiltà editoriale da riuscire a masticare la mistica illuminazione libraria-libertaria: quella fragorosa e fragrante Librosità Inutile, quell’altissima essenza sottile dove ogni libro si libra libero dal senso compiuto, dal solito nesso che vuol farlo fesso, che cerca d’ingabbiarlo, di gabbarlo, di distrarlo sin dall’alba delle prime distribuzioni.

E farseli, questi libri, come fossero gli ultimi, come se la carta fosse l’ultima speranza, come se il suo cuore pulsante e libroso e riciclato e riusato e recuperato fosse l’ultimo appiglio per un sorso di libertà.

31 Maggio 2015

VARIAZIONI SUL TEMA DELL’AUTOPRODUZIONE EDITORIALE

DSC01303

E nel bel mezzo dell”incomparabile era del libro digitale, proprio quando riuscivano a sedurti definitivamente con effetti d’una potenza inossidabile e imbattibile, proprio quando potevi entrare e partecipare allo spettacolo che tanto basta un clic, ecco che ancora, testardamente riciclati coi cartoni dei supermercati, cocciutamente cuciti a mano coi fili di vecchi copriletti recuperati, riempiti di interventi e manigolde manipolazioni, insistono ad esistere variazioni sul tema dell’autoproduzione editoriale.
In precario equilibro tra l’esserci e il non esserci, vivono nascoste all’interno di antiartistiche e lumminose soffitte variopinte, covi creativi della tiratura limitata, spazi luminosi e liberati dalle regole del gioco.

Ma non sono fuori dal mondo!

Innamorate della vita, degli scarti cartacei che la crescita infinita infinitamente sforna per informarci, giocano, tagliano, cuciono, stampano, timbrano e strappano un’altra partita. Ardite scommettitrici gioiosamente e diabolicamente sconclusionate, scommettono ancora sul reale, su quella sottile essenza consistente che chiamano anima del libro. Animate da una croccante e divertita creatività, sospinte dal vento leggero ed insinuante della curiosità che insiste ad esistere, esplorano le infinite facce del libro di carta, le futuribili e fulminanti opportunità dell’editoria impossibile, invisibile, introvabile, non replicabile, non emergente ma divergente.

E il loro fascino non è da ricercare nella stanca e grigia buona volontà del fatto a mano, ma nella loro incomparabile e delirante demenza divertita, nel loro continuare ad esserci trasformando la monnezza del Grande Tritacarne in piccoli prodotti editoriali altamente improduttivi e vistosamente pop-resistenti.

L’Eco-Editoria Creativa insiste a scrivere sui muri del nostro stanco immaginario libresco video controllato. Non ha grandi speranze di successo, ovvio. Ma è anche vero che non può perdere perché non c’è sconfitta nel cuore di chi lotta.

24 Maggio 2015

MISTICA DELL’ECO-EDITORIA

DSC01263Farsi un libro con gli scarti scarta subito l’opzione opprimente della delega che consegna consunta e in contanti scontenti il proprio testo fuori di testa per allinearlo al bon-ton editoriale seriale del serio libro incravattato, impomatato e facilmente immaginato dal solido immaginario domato.

Farsi un libro con gli scarti fa un passo indietro per farne cento in avanti, ma anche a destra, a sinistra, in alto, in basso e anche dietro l’angolo di altre visioni poco mansuete e allineate che esplodono dirompenti nelle loro infinite versioni verso l’illuminazione controeditoriale, micoreditoriale, polieditoriale, fantaeditoriale. Una funambolica fantasmagoria fantasmatica, perché il libro con gli scarti c’è ma non si vede, non si trova, non si riconosce nei soliti clichè, essendo irriducibilmente demodè. Il libro con gli scarti, che non è più libro, ma libello bisbetico, libroide roboante di mutazioni manuali, certamente e certosinamente manesche, disobbedisce sul serio alla serialità diffusa, sperata, spaparanzata sull’immane immagine ipernoiosa da ipermercato, quell’immagine addomesticata e finalmente smascherata nella sua bieca e bifolca imbecillità delle stanche centomila copie e vissero sull’isola famosi e contenti.

Farsi un libro con gli scarti concentra l’energia vibrante in minitirature di scartafacci strafatti d’amore per il proprio testo.

Prova a immaginare il capitale d’energia che capita indispensabile e impensabile su chi lavora uno a uno i libelli della sua mistica tiratura. Appena cominci sei già nel paradiso spiritual spiritoso dell’Altra-Alta-Editoria dell’Allegria, del tutto e del per sempre allergica ai calcoli del libro sul cuore lo giuro sul mio onore. Trattasi di una leggerezza travolgente, scandalosamente anticipatrice un anticapitalismo librocentrico, eccentrico, clandestino, ballerino, sobbalzante tra le arti che finiscono per arpeggiare tra i diamanti.
Farsi un libro con gli scarti è la pura energia, è il fresco prurito libresco dell’autoproduzione, dell’autodeterminazione, dell’acuta e dolce diserzione. Uno strappo scordato sull’armonia del mercato, un buono sconto che è uno scontro frontale che non puoi più dimenticare.

Crea un sito o un blog gratuito su WordPress.com.