Da sempre distratto sono attratto dalle divagazioni letterarie, azioni parolibere divergenti dal composto senso unico imposto dall’attenzione. Quel pullulare risoluto, irrisolto e petulate che ti butta fuori, che perdi il filo, che guardi in aria fischiettando, fingendo nonchalance, perdendo il treno che arriva in ritardo. La distrAzione letteral-lessicale, è un laterale improvviso deragliamento non disastroso, un incidente dolce che incide profondamente sulla tua attenzione, una sorta di seduzione che ti svia dalla retta via.
Scrittore distratto: persona incapace di trattenere accuratamente, sequenzialmente, ordinatamente nelle maglie dell’intreccio tutti gli eventi che crea, che concorrono a creare quell’armonia d’insieme denominata narrazione. Il susseguirsi delle parole, nelle opere di uno scrittore distratto, non risultano composte e ordinate secondo lo schema necessario al senso del testo; spesse volte infatti, la scrittrice distratta, si lascia andare nell’attraente scia musicale che queste parole, tutte le parole, offrono scontrandosi ed incontrandosi nell’incanto della creazione. Le parole che incartano il senso, in altre parole, distraggono la scrittrice distratta formando romanzi caotici, racconti che rimbalzano, si alzano e volano via.
Lo scrittore distratto, in sostanza, si lascia scrivere seguendo una deriva artistica e poetica che non è poesia, che non è neppure grafomania, che non è certamente ricerca dell’assoluto letterario, perché la scrittura distratta della scrittrice distratta non è un genere letterario. E’, invece, improvvisazione sulla quale lo scrittore normodotato non si può improvvisare. Ogni tentativo di imitazione è destinato a fallire, sarebbe come simulare errori di distrazione, si perderebbe la magia della coincidenza, l’occhiolino del doppio senso, la farcitura automatica dell’onomatopeica. L’astrofisica multidimensionale delle distrAzioni vive di errori autentici che respirano resistenti e insistenti, che s’insinuano nel corpo del testo depistando verso le infinite soluzioni immaginarie.
Lo scrittore distratto è anche e ovviamente una lettrice distratta. Distratta dal tornado delle parole, sedotto dalle loro mille lusinghe si allunga comodamente perdendo la strada del senso. Ed è così che si raggiunge l’estasi della lettura, la lettura per la lettura, quell’artificio focoso di suoni che cullano nel nulla creatore. Il significato è una cantilena annebbiata che siamo costretti a seguire, una sorta di disturbo dissonante, un sottofondo scontroso che ci riporta in superficie, che ci costringe a restare sulla terra. E’ difficile, forse impossibile, leggere i significanti abbandonando del tutto i significati, difficile trovare il doppio senso senza il senso, impossibile godere della metafisica onomatopeica, allettante da quanto e assonante e alliterante, senza confrontarsi con un minimo riferimento ad un costrutto razionale, ad un permesso di condurre la lettura lungo le righe che si sfaldano in miliardi di lucine colorate alla volta dell’orizzonte infinito.