Troglodita Tribe S.p.A.f. (Società per Azioni felici)

22 Maggio 2018

UN PEZZO DI PANE

cane musoEra un bel pezzo di pane neanche tanto sporco. Probabile che qualcuno lo avesse comprato per farci un panino o per mangiarlo al volo seduto sulla panchina insieme a un etto di qualcosa. Magari un turista oppure un impiegato attratto dalla giornata soleggiata che era un peccato rinchiudersi nel solito baretto che serviva piatti caldi. Ma si sa, il pane è sempre troppo, il pane morso, poi, come fai a conservarlo? Ne aveva consumato neanche la metà e il resto l’aveva lasciato sulla panchina perché non gli andava di buttarlo nel cestino ricolmo d’immondizia. Poi magari era caduto a terra spinto da qualcuno che voleva sedersi, poi qualcun altro, magari senza volerlo, gli aveva dato un calcio e così il pane si era allontanato dalla panchina, era finito in mezzo al marciapiede. Ma non era lì da giorni e l’uomo e il cane lo avevano subito notato.

Quando sei sulla strada certe cose ti attirano come calamite. Tu non lo dai a vedere, fingi noncuranza, ma ti ci avvicini irresistibilmente. Lo sai che devi andarci piano, che sulla strada è importante passare inosservati, prendere rapidamente senza farsi notare. Sulla strada non puoi muoverti spontaneamente, tranquillamente. Sulla strada c’è sempre qualcuno che ti guarda. La strada è libertà, ma quando ci vivi a lungo scopri che è piena di trappole.

L’uomo aveva calcolato di camminare tranquillamente fino al pane per poi chinarsi e infilarselo nel tascone dell’impermeabile con un gesto semplice e veloce, ma poi aveva visto il cane, aveva capito che il cane poteva essere un problema.

Il cane si era fermato. In realtà aveva visto il pane prima dell’uomo, ne aveva percepito l’odore decine di metri prima, se n’era inebriato e già se lo sentiva in bocca, ma si era fermato. Era sulla strada da alcuni anni e conosceva bene la regola numero uno, era per quello che era sempre riuscito a cavarsela, a sopravvivere. L’umano aveva sempre ragione: se lo infastidivi, se gli ringhiavi ti avrebbero preso e rinchiuso per sempre.
Aveva visto l’uomo che puntava il pane e si era fermato. Se avesse voluto ci sarebbe arrivato in quattro salti, ma c’era quell’uomo, c’era la regola numero uno.
L’uomo stava pensando di lasciar perdere. Si vedeva bene che il cane era affamato e che avrebbe potuto morderlo. Un morso sarebbe stato un vero disastro perché sulla strada anche una piccola influenza è un lusso che non puoi permetterti, figurarsi un braccio o una gamba inutilizzabili per giorni. Eppure continuava a guardare il cane, non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, sentiva una strana e amichevole confidenza che lo rilassava, che mitigava la paura, che allontanava il senso di pericolo.

Quasi senza accorgersene, senza calcoli, l’uomo e il cane si avvicinavano al pane, ma lo facevano molto lentamente, passo dopo passo, zampa dopo zampa. Pareva che tutto il resto del mondo, tutte le automobili, tutti i passanti che camminavano veloci, tutti i turisti e tutti gli impiegati, tutto il frastuono del mondo che produce, che consuma, che vende e che compra fossero scomparsi. Pareva che ci fossero solo un uomo e un cane che si avvicinavano lentamente ad un pezzo di pane sul marciapiede.
Fu l’uomo a chinarsi e a raccoglierlo. Il cane non lo avrebbe mai fatto per via della regola numero uno. Fu l’uomo a spezzarlo in due e a porger la sua parte al cane.

 tratto da “BESTIE FUORI POSTO” libello autoprodotto di Troglodita Tribe

BESTIE FUORI POSTO rientra in un progetto più ampio: una serie di pubblicazioni autoprodotte che cercano di scardinare l’immaginario specista. Per il momento, oltre a questo, abbiamo realizzato
MUSI DI PIETRA (il posto degli animali nei monumenti)
GRAFFI(TI) CREATIVI (gli animali e la street art)
CARI CANI DI SICILIA (la nostra esperienza diretta con cani liberi in Sicilia).


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